Africa? No, sono ancora in California! Parte I
Forse vi chiederete che cosa c'entri una giraffa con la California, pensando forse che il soggetto abbia ben poco a che fare con questa parte di mondo. E invece vi stupirò dicendovi che questa bella giraffona vive proprio nel nord del Paese, nel cosiddetto Safari West di Santa Rosa, che dista circa un'ora e mezza da San Francisco.
Finalmente lo scorso weekend è cominciata l'esplorazione a più ampio raggio dei dintorni e il nord del Paese ci ha accolto con un clima decisamente più estivo rispetto a quello attuale di San Francisco, con sole caldissimo e cielo d'un limpido azzurro.
Santa Rosa è molto vicina a Calistoga, una cittadina famosa per l'Old Faithful Geyser of California, la Petrified Forest e i Mud Baths, di cui vi parlerò nelle prossime puntate. Di Calistoga mi ha stupito l'apparenza da "città del Far-West", con una via principale con tutti i negozi che ricordano vagamente i saloons dei cowboys. Finalmente lo scorso weekend è cominciata l'esplorazione a più ampio raggio dei dintorni e il nord del Paese ci ha accolto con un clima decisamente più estivo rispetto a quello attuale di San Francisco, con sole caldissimo e cielo d'un limpido azzurro.
Volete sapere di che si tratta esattamente?
Di puro spirito americano sono però le numerose capanne disseminate per la riserva, che offrono un comodo alloggio in loco ai turisti più invasati, per la modica cifra di 280$-315$, naturalmente con Continental breakfast included.
In questa sorta di parco-zoo sono presenti circa 400 animali di diverse specie che vengono nutriti, curati e anche esibiti al pubblico all'interno di gabbie o grandi recinti.
Naturalmente, non ritengo che questo parco rappresenti l'Africa più vera come lasciava intendere il sito ufficiale, però sicuramente posso dire che in questo posto si può vivere un'esperienza particolare, potendo osservare da vicino animali che io avevo visto solo da piccina allo zoo.
Non mi sono quindi stupita troppo della presenza di numerose famiglie con bambini pieni di domande da rivolgere a queste specie di rangers in divisa beige che ci facevano da guida nella visita a piedi e poi su una jeep aperta attraversando il parco.
Siamo partiti da una passeggiata tra le gabbie più piccole che ospitavano
scimmie di vari tipi con cuccioli al seguito, tartarughe secolari,
linci, ghepardi e uccelli vari, passando anche vicini ai recinti nei quali si trovano dei bellissimi
fenicotteri rosa appollaiati sui loro nidi costruiti
con il fango per covare le uova o che già si prendevano cura dei primi cuccioli
nati.
Davvero incredibili i piumaggi, le cui diverse tonalità si riflettevano sul verde dello specchio d'acqua, e le più strane contorsioni che questi uccelli facevano, il tutto con una innata, aggraziata eleganza.
Se con i fenicotteri ho trascorso moltissimo tempo, incuriosita dai riflessi sull'acqua delle loro piume e dei loro becchi ricurvi, dalle lunghe zampe che affondavano nel fango o sospese per aria, ripiegate sotto alle piume del corpo a scomparire del tutto, stupita dai colli che si allungavano torcendosi da un lato o curvandosi alla ricerca di cibo, sugli altri animali che si trovavano all'interno di gabbie metalliche, decisamente più claustrofobiche dei recinti in legno, mi sono soffermata meno.
Soffrivo sinceremente nel vederli rinchiusi in ambienti così angusti, storditi dalla continua presenza di persone tutto attorno, intente ad osservarli e a fotografarli.
Ad un certo punto mi sono anche chiesta se eravamo più interessati noi a loro, o loro a noi, ma non credo riceverò mai risposta a questa domanda.
Ad un certo punto mi sono anche chiesta se eravamo più interessati noi a loro, o loro a noi, ma non credo riceverò mai risposta a questa domanda.
Continuavo a pensare che questi poveri animaletti avrebbero avuto bisogno di più spazio, di meno sguardi puntati addosso durante tutta la giornata, di meno contatto con l'uomo. E non so se il fine educativo che si propone il parco sia giustificato in questo senso. L'effetto zoo continua a non piacermi e preferisco assistere silenziosamente agli spettacoli che la natura ci offre in ambienti più selvaggi e meno controllati dall'uomo.
Mi vengono in mente per esempio quei leoni marini avvistati su una delle spiagge battute dal vento lungo la Highway One verso Los Angeles un paio di anni fa, il nostro avvicinarsi nascosti da una duna, la paura di turbare la loro quiete e i loro sguardi fissi su di noi dopo aver percepito nell'aria il nostro odore. Ecco, questo entrare a passi lievi nel mondo animale, con rispetto per l'animale stesso e per l'ambiente naturale del quale è parte, ma con la consapevolezza di essere un ospite a volte indesiderato e quindi apprezzando a pieno la possibilità che ci viene offerta in quel momento, è ciò che preferisco.
Lo sguardo basso delle linci al Safari West mi è sembrato triste... Magari sono una visionaria e le mie sono solo fantasticherie, ma io ho sentito una forte compassione per queste bestiole rinchiuse in isolamento forzato.
E anche per i ghepardi, stessa impressione. I due che ho visto, mi parevano veramente annoiati, come miciotti distesi all'ombra nella tediosa attesa di trovare qualcosa di più interessante da fare.
Non nego comunque che senza il Safari West
non avrei mai avuto la possibilità di vedere alcuni degli animali che si trovano qui, a meno che non
fossi partita per un vero safari nel Continente africano - cosa che
infatti ci è venuta voglia di fare.
Nella prossima puntata, vi racconterò il resto della storia e quindi ciò che più ho apprezzato del Safari West.
A presto,
Sabina
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